L'arcipelago delle Isole Tremiti oasi naturalistica

Nel mezzo del mare adriatico, lontano dalla costa garganica, non tanto però da non potere essere facilmente raggiunte con vari traghetti o via aerea da Foggia su un comodo elicottero, affiorano le Isole Tremiti. Un mirabile concentrato di bellezze rappresentato da rocce e dirupi, da grotte e calette, da scogli e Faraglioni, dalla pineta e dalla macchia mediterranea che rivestono San Domino, una delle tre isole principali insieme a San Nicola e La Caprara. Accanto ad esse due scogli impervi, il Cretaccio e la Vecchia, ed una costellazione di spuntoni rocciosi. La denominazione più antica dell'arcipelago fu quella di "Insulae Diomedae" dal nome dell'eroe greco che vi approdò; quella attuale, deriva, invece, da "Tremetis", termine con cui, in origine, veniva designata San Domino. L'altra isola del complesso tremitense, San Nicola, ha sempre svolto, in passato, un ruolo di notevole importanza e, tuttora, costituisce il centro storico, amministrativo e religioso dell'intero Arcipelago. Si narra che in essa Augusto abbia relegato sino alla morte la nipote Giulia e che Carlo Magno vi abbia inviato in esilio Paolo Diacono. Qui fu anche fondata l'Abbazia di Santa Maria al Mare ad opera di un eremita che, secondo la leggenda, fu guidato dalle apparizioni della Vergine a scoprire un favoloso tesoro che gli consentì di edificare un tempio nel luogo del miracoloso ritrovamento. L'Isola più grande dell'arcipelago è San Domino, famosa per le grotte bellissime; la più suggestiva è quella del Bue Marino profonda settanta metri, sovrastata da due altissimi rupi, l'Appicco e la Ripa dei Falconi, su cui s'intrecciano i voli del falco della regina, del falco pellegrino e delle mitiche "aves diomedeae". L'ultima delle isole maggiori è la Caprara: un tempo boscosa e ricca di quei capperi che le hanno dato il nome, essa costituisce, oggi, l'emblema della solitudine con il suo aspetto piatto ed ossuto; in compenso, però, la natura vi ha compiuto autentici miracoli architettonici, come quell'Architello, sotto il quale il mare forma una sorta di laghetto. Al centro dell'arcipelago si trovano lo scoglio del Cretaccio, a forma di mezzaluna, e la roccia nera e grinzosa de La Vecchia; ambedue deserti, sono, però, secondo la credenza popolare, abitati di notte: il primo dal fantasma di un detenuto che vi fu giustiziato; la seconda, da una vecchina intenta a filare la lana tra cielo e mare.

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